Come dire: “sollazzo” ai 
“crucciamenti”, ridere e combattere. L’ironia dei Bardomagno torna in un nuovo disco dal titolo “Li bardi son tornati in locanda” e dentro lo sappiamo già cosa ci attende: velenosa, intelligente, irriverente e medievale critica alla società moderna. L’appendice rock epica di FEL – Feudalesimo e Libertà – rimescola i suoi soliti ingredienti, sputa fuori un disco infuocato e sa bene come farlo suonare da veri magister. Noi indaghiamo più sul fronte sociale e raccogliamo risposte altrettanto intelligenti… e in merito a Federico II: sembrano giungere buone nuove dalle cliniche…

Il nuovo disco dei Bardomagno oggi che responsabilità ha secondo voi?
Sentiamo il vibrante bisogno tutti i giorni di educare la plebaglia ai dettami de lo Imperatore: se ciò non avverrà con la nostra musica, state ben certi che il ferreo pugno del feudalesimo si scaglierà contra tutte queste sopite menti, destandole dal torpore della modernità senza nessun compromesso alcuno!

In copertina si fanno bagordi in locanda. È tutto un “magna magna” 
direbbe qualcuno. Prima della locanda, i Bardi dove stavano?
Facevamo quello che facciamo tutti i giorni: ovvero tentare di riportare il feudalesimo in Italia.
Non ci siamo riusciti candidandoci all’ultima tenzone elettorale, ma ci riusciremo attraverso le nostre cantiche! E probabilmente stiamo aspettando solo il momento propizio per organizzare una vera riscossa feudale nel Paese che possa permetterci di “ripigliar tutt chell ch’è nuost”

Domanda classica inevitabile: ma perché il medioevo?
Perché nel medioevo v’era il feudalesimo, ovvero l’unico sistema economico che è durato più di mille anni in Europa. Ritornare ai fasti di quell’epoca d’oro per noi è ormai una priorità: crisi economiche, pandemie, guerre sono solo la punta d’un immenso iceberg che cela sotto di essa tutta una serie di contraddizioni e fallimenti che hanno costellato la storia degli ultimi due secoli.

Un disco, dichiarate, che nasce per dare conforto, anzi “sollazzo” ai 
“crucciamenti” di questo tempo. Ma abbiamo bisogno di ridere o di 
combattere secondo voi?
Perché non entrambe le cose? Bisogna un po’ uscire dalla logica che chi ride sia stolto e chi pugna per un’ideale sia un losco figuro dallo sguardo truce, privo di empatia e sentimenti.

Ci incuriosisce l’inno che alzate alla volta della cintura di castità. 
Ironia a parte: ma secondo voi la sessualità oggi vive una deformazione 
in linea con le tante storture di questo momento storico?
Non so, ci 
piaceva leggerla così…
Certo che è tutto deformato: oltre alle genti dello medesimo sesso che pretendono di sposarsi, qui assistiamo pure alla pretesa che genti di ceto diverso possano ammaritarsi! E questo è un abominio sociale che destabilizza l’ordine precostituito e ci porta inesorabilmente verso il vero regresso dei diritti civili.

Posso dirvi che ne “La prima cotta” probabilmente mette va scena anche 
un suono elettronico che sulle prime non ci saremmo attesi da un disco 
simile?
Abbiamo voluto sperimentare. In realtà tutto il disco è pieno di sperimentazioni e contaminazioni varie. Ne “La Prima Cotta” questo è un po’ più evidente proprio perché il genere è totalmente opposto al mood generale. Ma la cosa figa, per noi, è proprio questa: ovvero accostare melodie, generi e liriche totalmente opposte se prese singolarmente ma che possano funzionare nel loro complesso stando assieme.

E dunque il disco si chiude con ampie e colte citazioni. Il vero 
motivo che le vede nascere?

Eh già… in realtà volevamo fare un grosso in bocca al lupo a Federico II che in questi giorni si trova allettato e in ospedale: RIMETTITI PRESTO IMPERATORE!

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