Ospiti di questa seconda serata del Festival di Sanremo ci sono i giovanissimi del liscio. Spazio alla Nuova Orchestra Santa Balera, una produzione MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti in collaborazione con Regione Emilia Romagna per la Campagna Verso il Liscio Patrimonio Immateriale dell’Unesco. In scena la Generazione Z del Liscio, ed è un’orchestra composta da tutti giovani: 15 musicisti e 10 ballerini. La presenza al Festival di Sanremo vuole essere un omaggio alla ripresa della Romagna e agli “Angeli Del Fango” che si sono stretti attorno a questo inno nei momenti tragici dell’alluvione, ma anche al M° Secondo Casadei (che ha scritto “Romagna mia” di cui si festeggia il 70° anniversario e di cui cura le edizioni la figlia Riccarda) e ai Giganti del liscio come Carlo Brighi in arte Zaclén, e come Raoul Casadei. Infatti il figlio Mirko si esibirà coi Santa Balera accompagnato dai suoi solisti Marco Lazzarini, Stefano Giugliarelli e Valeria Magnani. Due chiacchiere con Giordano Sangiorgi, capofila di tutto questo grande circuito che punta a rivalorizzare la cultura del liscio, bandiera italiana nel mondo:

Lei, che con il MEI ha fatto circolare tutta la musica indipendente italiana per un quarto di secolo, quale future vede adesso sia per gli artisti indipendenti che per i fruitori?
Diciamo che il futuro della musica indipendente c’è se questa riuscirà a costruirsi fuori dai circuiti main stream attuali una piattaforma di streaming digitale, nazionale e internazionale, che possa economicamente rendere al sostegno di coloro che fanno una musica alternativa alla Major. Al momento questo non c’è ed è un grosso gp, un grosso momento di difficoltà per la musica indipendente ed emergente perché ovviamente le piattaforme social e streaming non valorizzano tutte queste produzioni che sono per loro prodotto troppo intellettuali e non usa e getta come loro li vorrebbero. Questo dovrebbe essere un primo obiettivo che dovrebbe essere tra l’altro definito non da soli dalle aziende nazionali singoli ma assieme ai governi proprio per tutelare le produzioni locali, dei singoli territori contro lo strapotere delle piattaforme multinazionali monopoliste che favoriscono solo determinati generi main stream commerciali che si possono vendere ovunque.

Come ha accolto il mondo del liscio la partecipazione a Sanremo dei Santa Balera?
Mi sembra che tutti comprendano che una finestra sul mondo del liscio a Sanremo vuol dire avere una ripercussione positiva su tutto il settore del liscio, quindi sulle balere, sulle scuole di ballo, sulle scuole di musica, oltre ovviamente su tutto il territorio come anche sulla campagna che vuol portare il liscio a diventare patrimonio dell’Unesco.

Quali progetti ha Santa Balera dopo Sanremo?
Diciamo che ci stiamo interrogando sul futuro perché c’è un grande entusiasmo e credo che ci possa essere tanto su cui investire ma ora, anche per scaramanzia, mi sembra presto per parlarne. Ne riparliamo dopo Sanremo…

Lei ha testimonianze di come vengano accolte le serate di liscio fuori dalla Romagna?
Ho fatto un circuito di lavoro nel centro-nord Italia di balere che ancora propongo liscio e devo dire che oltre l’Emilia che ha spazi davvero significativi, troviamo spazi importanti anche in Veneto, Lombardia, Piemonte, Umbria e Marche… e in alcune zone della Toscana e della Liguria. Diciamo che queste sono le regioni che ancora, a macchia di leopardo, mantengono viva una tradizione del liscio che può essere solo rinnovata e rilanciata.

Quale potrebbe essere una strategia per esportare o “rinforzare” il liscio?
Penso che il liscio assieme alle tipicità proprio della Romagna, penso alla piadina, penso al mare, giusto per citare le prime che mi vengono in mente, cuore pulsante del turismo sul nostro territorio, potrebbe essere una triade da esportare all’estere e fare da grande traino proprio per il turismo ma anche per appassionare molti stranieri al liscio, al ballo ma anche alla cucina tipica romagnola e perché no anche a venire durante l’estate al mare. Credo che bisognerebbe usarlo molto di più questo cocktail, perché no anche realizzando brani nuovi capaci di interessare pubblici internazionali diversi perché il liscio musicalmente ha un linguaggio universale. E “Romagna mia” in fondo è una grande prova di questo.

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