Abbiamo avuto il piacere di intervistare l’eclettico cantautore Daniele Faraotti per il lancio del suo nuovo brano “Grazia”, un omaggio a sua zia. Implicitamente, la canzone rappresenta anche un tributo alla sua famiglia e celebra i dieci anni magici vissuti insieme tra l’Alto Adige e il Friuli. Il pezzo evoca un viaggio affettivo che tocca luoghi quali Dobbiaco e Tolmezzo, estendendosi fino a Cervia e Rivazzurra durante le estati.
Ciao Daniele e grazie per essere qui con noi. Ti va di raccontarci come è nata la passione per la musica?
Ciao! E’ nata subito, a casa dei miei nonni a Forlì. Un giradischi, tanta musica su 45 giri : Louis Prima, Little Richard, Mina del cielo in una stanza, Casadei.
Quanto di te metti nelle tue canzoni?
Non lo so, talvolta mi chiedo se sono io a scrivere le canzoni ossia qualcun altro. Eppure riascoltandole, sembrano fotografarmi. Ho bisogno di tempo per valutare ciò che ho fatto, devo prenderne le distanze.
Tre buoni motivi per ascoltare la tua musica.
Tre motivi? Buoni? Proprio non mi viene in mente niente. Chiedimelo tra dieci anni.
È uscito il tuo nuovo singolo, ce ne vuoi parlare?
Avevo queste due canzoni, Calano i Colli e Grazia. Canzoni un pò diverse dal solito, più orecchiabili direi rispetto al mio standard. Ho pensato di pubblicarle come singoli. Ho realizzato un video per ognuna di esse, ora non me ne occupo più, ci pensa l’ufficio stampa.
Se dovessi descrivere il brano con sole tre parole, quali sarebbero e perché?
Melanconico, nostalgico, patetico. Perché ? Boh ! Troppe parole. La musica non ha bisogno di descrizioni, finisce che non la ascolti più, oppure speri di trovare quanto descritto. La musica esprime se stessa. In una canzone poi c’è anche un testo, quando c’è. Descrivimelo tu. Davvero, mi interessa.
Progetti?
Un video a fine giugno ; giriamo fra tre giorni in provincia di Reggio Emilia. Poi altro video a settembre e l’album ad ottobre. Per ora è tutto.
Bartolomeo Schillaci