Non si tratta di un semplice tormentone estivo: la produzione di Out vuole che questo brano conservi i suoni grezzi di cui è ormai maestro. La storia raccontata da Fast, Alaska, Willy e Totem è quella di un’estate romana ed è il pubblico a dover fornire un’interpretazione.
Il vostro nuovo singolo sembra essere una vera e propria denuncia sociale. Avete sperimentato sulla vostra pelle le conseguenze del caldo torbido a Roma?
Sfortunatamente si, a volte capita di stare ore bloccati nel traffico con 50 gradi percepiti. Roma purtroppo nella sua bellezza rimane comunque una città enorme e gestita male, traffico in tilt, mezzi di trasporto senza aria condizionata, uffici postali colmi di gente, il caos fatto città, potete immaginare in estate in cosa possa trasformarsi. (Totem)
Da dove nasce la volontà di utilizzare sonorità fresche ed estive per trasmettere un messaggio così forte ed attuale?
Siamo in estate e tutto sembra essere più acceso, quindi un po’ di freschezza per raccontare una storia e coinvolgere il pubblico non guasta mai. (Alaska)
L’odio di cui parlate nel brano è rivolto verso le istituzioni, ma quanto è importante riconoscere anche la responsabilità delle singole persone?
Si semina ciò che si raccoglie, da entrambe le parti, ma parlare di responsabilità al giorno d’oggi è veramente difficile, dato che il problema è alla radice. (Alaska)
Come avete scelto il titolo di questo nuovo brano? Cosa vorreste far intendere al vostro pubblico?
Il titolo provocatorio si è scelto in automatico dopo aver ascoltato la produzione di OUT. Con questo non vogliamo far intendere niente di preciso al pubblico, semplicemente perché il messaggio è soggettivo all’interpretazione, e l’arte è bella per questo. (Fast)
