Una canzone pulita, sincera e senza ridondanze. Una canzone che scivola senza portarsi dietro soluzioni farraginose. Marco Forti torna in scena con un nuovo singolo dal titolo “Parole”: le difende, le ricolloca, le ripulisce dalla violenza quotidiana. Semplice, pop, diretto.

Un suono pop: come ci hai lavorato?
Ho pensato che per comunicare un messaggio così importante, sarebbe stato più efficace farlo con degli strumenti semplici e “popolari”, dando al brano un tono più leggero, dal sound più “fresco” e radiofonico. In accordi con il mio produttore artistico, Cristiano Romanelli, abbiamo strutturato l’arrangiamento un po’ distante da quella che chiamo, artisticamente parlando, la mia “confort zone”. Grazie all’aiuto dell’etichetta discografica, infine, Lift Records, abbiamo delineato un prodotto più “al passo con i tempi” ma, al tempo stesso, portando in luce una tematica profonda, seppur “percepita superficiale” al primo ascolto

Domanda difficile: non pensi che l’automatismo del suono digitale che in fondo è alla base di questo brano sia un po’ come la semplificazione delle parole che ormai non hanno più il valore che dovrebbero avere?
Esattamente. Nulla è messo a caso e l’idea di realizzare un arrangiamento con suoni digitali, oltre al rendere l’ascolto piacevole ed orecchiabile, rendendo così la ricezione del messaggio più rapida e diretta, sta a simboleggiare la nostra semplificazione all’essenza della vita. Ognuno di noi vive in un sistema che tende a superficializzare ogni aspetto della nostra esistenza, facendoci vivere in maniera frenetica questo nostro momento sulla Terra. E, pensiamo un po’, ognuno di noi, chi più e chi meno, fa parte dello stesso sistema, che ci accomuna tutti! Non diamo più peso alle parole e non ci rendiamo conto che sono in realtà parte di noi e ci connettono con il mondo esterno. Semplificare il valore delle parole significa, a parer mio, semplificare il valore di noi stessi.

E le parole nel futuro dell’Intelligenza artificiale? Secondo te che fine faranno?
Spero ci siano delle speranze di “ripresa” di noi stessi, anche se le previsioni fanno pensare ben altro. Di certo tutto quello che viene reso artificiale, seppur intelligente, è sempre dipeso dall’uomo. Sostituire completamente l’uomo, significherebbe annullarci e “non lasciare nessuna firma”. In un futuro d’intelligenza artificiale le parole risulterebbero “strane”, meccaniche, artificiose, metalliche. Completamente diverse da come le abbiamo sempre percepite, ascoltate, conosciute ed interiorizzate. Vengo dal mio lavoro discografico precedente, dal titolo “Dal Mio Punto Di Vista”, dove dico che sarebbe utopico e forse fondamentale vivere ed affrontare la vita da diversi punti di vista, per comprenderne meglio la “sua forma”, la sua essenza e i “suoi confini”. Di certo c’è che più ci allontaniamo dalle parole e più ci allontaneremo da noi stessi, dal nostro alter ego, dalla nostra autenticità umana

Parlando di produzione: come hai lavorato al brano?
Qualche mese fa stavamo facendo vari ascolti, per scegliere il singolo che sarebbe stato prossimo alla pubblicazione e abbiamo scelto “Parole”. Inizialmente, abbiamo collaborato con uno studio di Milano e abbiamo trovato l’idea giusta. Poi, grazie all’etichetta discografica, Lift Records, abbiamo cucito a misura il giusto arrangiamento, per un testo e una melodia così profonda, quanto semplice. Non è stato facile e abbiamo riscontrato vari intoppi, durante il percorso, però (come succede quando non ci si arrende mai) ci siamo riusciti e abbiamo portato a casa il risultato

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