Con una scrittura limpida, spontanea e mai banale, Giulio  Natali prende per mano il lettore e lo aiuta a entrare in questa storia corale che offre degli stimolanti punti di riflessione, in un affresco di un paese che diventa lo specchio del nostro tempo, in un incastro di piccole perfidie e giochi di potere che si trasformano in farsa

Benvenuto sig. Natali tra le nostre pagine. Si descriva con una frase:
Un uomo che cerca di capire l’Uomo, lavorando, raccontando storie. Vivendo.

Nella trama troviamo questa frase tratta dal Gattopardo: “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” . Qual è il suo pensiero in merito?
Chi ha il potere tende a conservarlo, abbiamo tantissimi esempi di gente disposta a ogni cosa pur di mantenerlo o ottenerlo. Anziché essere il potere strumentale al bene comune, avviene l’opposto: tutto è strumentale ad esso. E’ una delle più grosse malattie del genere umano.


Colle Filippo è il luogo dove ha ambientato il suo romanzo. È un luogo immaginario, ma se dovesse associarlo con uno che conosce, quale sarebbe?
Lo assocerei a Corridonia, nelle Marche, dove sono nato. Corridonia deve il suo nome al suo cittadino più illustre, Filippo Corridoni. Se vogliamo, Colle Filippo è un omaggio alla sua figura. Come ha ben detto, però, è un luogo immaginario che non è del tutto sovrapponibile a Corridonia.

Che difficoltà ha trovato nella scrittura del suo romanzo?
La prima difficoltà è stata nella costruzione di personaggi credibili e non piatti, la cosa più difficile è stato saldare le linee narrative – ce ne sono quattro – in modo credibile e armonico. Scrivendo, sono emersi alcuni personaggi secondari che meritavano più spazio di quello che originariamente avevo pensato, quindi ho dovuto adeguare alcuni punti della trama per valorizzarli.

Il suo romanzo ha più protagonisti, a quale è più affezionato o con cui è entrato in empatia?
Non riesco a fare classifiche di qeusto tipo, “voglio bene” a tutti loro. Certamente Oreste De Ritis è il fulcro della storia, senza la sua impronta gli altri protagonisti sarebbero meno decisi nelle loro azioni. Anche da morto, è il più vivo di tutti.

Che cosa le ha lasciato questo romanzo?
Ho iniziato con i racconti e credo che in questo romanzo la storia principale si dipani in altre secondarie, un po’ come se tenesse in piedi una serie di racconti che avrebbero potuto avere vita proprio. Inoltre, mi è molto piaciuto torturare i personaggi, scavare nelle loro motivazioni, metterli a nudo, scarnificarli per cercare di lasciare emergere la loro essenza.

Di Emma -

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