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«Per quanto possa sembrare esagerato, io credo che in realtà ci siano molti più misteri di quanti ne vengano rivelati…»

Da dove nasce l’ispirazione per questo nuovo romanzo?

Dalle atmosfere romantiche e malinconiche insieme di Budapest e dal momento che sto attraversando ora con i miei figli, il cui padre è malato terminale.

Pensi che la linea fra il bene e il male sia diventata sempre più sottile? È sempre possibile distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato?

Credo che le linee di confine siano sempre molto sottili, e questo appunto è uno dei temi del mio libro, che affronto anche parlando di genere e sessualità. Quello che è cambiato nel tempo è la maniera in cui accettiamo una certa struttura della società e le regole che si è imposte. Da una società dogmatica con regole e ruoli chiari e definiti siamo passati a una società fluida, dove tutto (o quasi) viene messo in discussione. Questo relativismo sociale è andato estremizzandosi in certi contesti con esiti assai sfavorevoli alla civile convivenza, ma credo che sia un passaggio necessario quando si affrontano cambiamenti sociali epocali. Come sappiamo, lo sviluppo di una società non è lineare e procede per salti, per aggiustamenti.

Nel momento in cui l’investigatore inizia a riflettere su se stesso, si crea una sorta di cortocircuito nel genere giallo? Secondo te, perché?

Domanda interessante… Credo che ci sia una sorta di frattura in quel momento. Se si fosse trattato di un film, ci sarebbe stata probabilmente la rottura della quarta parete. Son-Jun veste per un istante gli abiti dei lettori e anticipa le loro riflessioni, dando delle risposte su di sé, che forse erano rimaste in sospeso dai romanzi precedenti. Impone senza se e senza ma una sua precisa visione del mondo al suo pubblico.

La passione per il mondo orientale ti ha influenzato nella scrittura? In che modo?

Quando ero piccola ero letteralmente ossessionata dall’Estremo Oriente, perché erano i luoghi verso cui più spesso viaggiava mio padre per lavoro e dove si fermava per periodi anche molto lunghi. A casa portava oggetti affascinanti, tantissime fotografie e tutto questo mi sembrava meraviglioso quanto le fiabe che leggevo nei libri. Quell’amore è rimasto nel tempo e mi ha permesso, quando sono cresciuta un po’, di approfondire con letture e studio ciò che già mi interessava. È inevitabile che tutto ciò mi abbia influenzato e di certo un personaggio come Mae Son-Jun non sarebbe mai nato se non avessi avuto questa passione.

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