Manifesto futurista in tutto e per tutto: dedicato al figlio Paolo, “From Now On” segna il ritorno in scena per il secondo disco di inediti del batterista, sound engineer e cantautore vicentino Beppe Cunico. Un disco che troviamo ovviamente anche in vinile, disco pregiato, attento nei suoni, nella loro potenza espressiva, nelle dinamiche. Certamente tanti i debiti di ispirazione di stile, siamo nei meandri del progressive epico dei Genesis, di Gabriel solista, di tantissime derive simili a questa. Una sua personale visione del tutto, un mondo nuovo che aspetta solo di essere accolto.

Parli di speranza nel futuro non posso non partire da qui: l’intelligenza artificiale sta soffocando quelle che sono le nostre ricchezze umane o le sta amplificando secondo te?
Dipende dall’utilizzo che ne facciamo. Tutte le nuove tecnologie portano benefici e anche delle conseguenze, alcune prevedibili, altre no e sono quelle che preoccupano. Ad ogni modo l’IA, secondo me, sta creando false aspettative per molti, in quanto credono di poter aggirare degli ostacoli invece di affrontarli e questo li indebolisce ulteriormente. La conoscenza, lo studio, la ricerca sono il motore dello sviluppo, umanistico prima ed economico poi e il cervello umano per funzionare bene e a lungo, ha bisogno di essere allenato.
Io sono un artigiano sia nel fare musica, che nel lavoro (faccio il pasticcere) e il mio scopo è di diffondere bellezza (e bontà). Purtroppo sto constatando che l’IA sta penetrando anche nella musica e sta erodendo la creatività, standardizzando sempre più il livello verso il basso.
Il mio messaggio è di cercare di riscoprire quei valori che hanno fatto grande l’essere umano e che lo hanno portato a fare grandi cose, nella musica e in tutto il resto.

Tuo figlio che uomo sta diventando? Che rapporto ha con la tua musica per niente figlia delle modernità digitali dei computer?
Ha capito che il bello della vita sta nella semplicità, nell’accontentarsi, no superfluo, no sprechi. Gli piace diffondere cultura (insegna economia all’università).
Fin da piccolo ha avuto Genesis e Pink Floyd nelle orecchie e poi spesso è venuto ai concerti con la famiglia. Ha fatto il suo percorso musicale, ricco di cantautorato sia nazionale che straniero e quindi gli piace anche la mia musica, non esageratamente.
Ma sa riconoscere, più di me, il buono nei più svariati generi. Ed è grazie a lui che ho scoperto nuovi mondi, in cui mi sono potuto ispirare e far crescere il mio progetto. Anche mia moglie e mia figlia sono una parte importante, mi hanno sopportato e supportato in questo mio viaggio.

Hai invece pensato mai di comporre e produrre suoni con i computer, con i dialoghi moderni?
Sinceramente no. Alle volte ascolto nuova musica, figlia dell’attuale generazione, ma raramente la trovo interessante. Sono per ricercare ritmi e suoni con gli strumenti tradizionali. E mi piace farlo alla vecchia maniera. Diciamo che sfrutto il fatto di saper suonare vari strumenti e di saper smanettare con il computer e che il mio passato in studio, come fonico e arrangiatore, é molto utile.
Certo che il progresso tecnologico permette nel home recording di fare delle pre produzioni ad alto livello: spesso molte cose fatte a casa, vanno a finire nel disco. Diciamo che sfrutto il meglio dei due mondi. Il mio è un modo molto dispendioso di comporre, ma sentire crescere un brano, dalla stesura all’ arrangiamento, é molto gratificante. Ed è una cosa che mi fa sentire vivo più che mai. E non smetterò mai di ringraziare Sandro Franchin, il mio produttore, per il suo contributo fondamentale.

E con i social network che rapporto hai?
Sono presente, non li amo particolarmente, ma sicuramente servono, ti permettono di arrivare in poco tempo a tanti. Di solito ho una persona che di occupa, perché il mio tempo libero cerco di dedicarlo interamente ai miei progetti musicali . Purtroppo nei socials sei dentro ad un calderone, dove sta diventando sempre più difficile emergere e spesso, come per lo steaming, non riesci a far arrivare il tuo messaggio, fondamentale per far capire la tua musica. Comunque il mio, essendo un genere di nicchia, non devo “sgomitare” più di tanto, è più facile centrare l’utenza idonea all’ascolto.

Il rock di Beppe Cunico, oggi che responsabilità riporta dietro?
Quello di divulgare messaggi costruttivi in un mondo distruttivo, nella speranza di sovvertire le sorti. Quelle di tenere vivo un genere e un modo di fare musica poco considerato dal mainstream e relegato all underground, ma che fa gioire i conoscitori della buona musica, ed esalta la passione dei musicisti coinvolti. Quello di fare concerti intensi, coinvolgendo il pubblico, in modo che entri nel tuo viaggio.

In ogni dove di questo ascolto l’uomo e il suo “incontro” torna ad essere la ragione primigenia di ogni cosa… sembra un concetto antico quanto rivoluzionario per noi che ormai viviamo dietro gli schermi…
Sono molto felice di questo, perché vuol dire che ho centrato il mio obiettivo. Ci sono concetti che vanno oltre la storia, sono per sempre e puntualmente ritornano per riportare sui binari la società. Purtroppo sta diventando sempre più difficile perché, come detto, siamo plasmati ad arte per subire. Il mio modo di comporre e molto istintivo ed è guidato da passione e amore, usando le mie capacità e conoscenze, senza artifici. Ed è bellissimo che tu lo senta in tutto il suo svolgimento. Per me riuscire a far sollevare lo sguardo dagli schermi e catturare l’attenzione con la mia musica è il massimo. Ed è nei live dove riesco a dare il meglio, dove sono accompagnato da una band mostruosa che spesso mi fa cadere in estasi e colgo l’occasione di ringraziarli, dal profondo: Roberto Artuso, Mattia Tedesco, Andrea Torresani, Marta Bonato e Marco Boem.

Continuando a navigare su questo sito accetti l'utilizzo di cookies. Maggiori Info

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi