L’amore inevitabile, il destino quando poi al destino rimandiamo un finale che sembrava scritto, deciso, che si ostina o che dolcemente ricama sotto l’estetica distratta delle nostre cose. Clarice Page, pseudonimo di Chiara Vincenzi scrittrice bergamasca che torna sulle scene con un nuovo romanzo dal titolo “Feather – Legati dal destino” per la collana Muse Romance, dolce, cinematografico, a tratti inevitabile. Ne parliamo con lei nell’intervista che segue:

Un romanzo che esce fuori dall’istinto, di getto, ispirazione che piove dal nulla o quasi… vero?
Non mi è semplice estrarre dal mio intimo e raccontare come è scaturito Feather. Da un lato la voglia di parlare di una storia di Amore, dall’altro la genuina ispirazione arrivata da uno dei simboli che tanto adoro e che circondano la mia vita. Le piume. Le considero messaggeri di presenze che varcano confini oltre il tangibile, e allora ho immaginato una storia romantica che unisse questo concetto.

Quanto devi la tua grande e prolifera produzione narrativa alle tue montagne e ai luoghi che vivi?
Di certo un luogo silenzioso e che permette il raccoglimento interiore può aiutare, ma è pur vero che si tratta di un contesto che risuona con me. Qualcun altro potrebbe trovarsi benissimo, invece, in un contesto rumoroso o con musica alle orecchie per scrivere. Sono del parere che ogni luogo o contesto che risuoni con se stesso sia il giusto catalizzatore per esprimere la propria creatività.

Pensando al tuo precordi, esiste anche una traccia di “giallo” dentro questo incontro di destini?
Credo che la Vita stessa sia un meraviglioso mistero, un più che ampio contesto in cui mettersi alla continua ricerca di sé e di ciò che ci circonda. Allo stesso modo, l’amore è un bellissimo mistero e, pensando a tale idea, potremmo chiamarla una metafora “investigativa” racchiusa dentro il romanzo. Tuttavia, la componente di ricerca percorre comunque la storia: dopotutto, non posso non dire di non adorare l’investigazione in sé, essendo stata sin da bambina grande lettrice delle analisi deduttive del grande Sherlock Holmes.

Scrivere per Clarice Page che cosa significa? È una tua liberazione o un’estetica da mostrare agli altri?
Ho creato questo pseudonimo esclusivamente per firmare romanzi dalle sfumature più romantiche e rosa rispetto a racconti dedicati a bambini e ragazzi trascritti finora. Quindi, nessun senso di estetica o di apparizione, ci mancherebbe, soltanto un distinguo nei confronti di qualcosa che si discosta, per tematica e scrittura, da ciò che ho pubblicato fino a oggi.

Secondo te Fea Keller e Therence Pride, sentivano dall’inizio che quella volta era diversa? Si sono misurati con questo dubbio?
Fea Keller e Therence Pride si sono ritrovati con un bel groppo da sciogliere. Prima di tutto dovevano prendere coscienza di una predizione che li legava e, dunque, tradurne il suo significato. Ma capirne i connotati non è semplice soprattutto quando di mezzo si intromettono i sentimenti e la carica attrattiva, non farsi coinvolgere diventa davvero complicato insomma. Se alla fine di tutto sono riusciti a vederne lo spiraglio è perché hanno dato voce al loro cuore.

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