I suoni in riverse, le tonalità indiane e qualche sospensione eterea ad aprire questo ascolto mi traghettano dentro un disco dalla potenza spirituale pari a quella di un mantra antico di secoli. E non è un caso che tutto questo senso percepito resti immutato (anzi amplificato volendo) per tutto l’ascolto delle 9 tracce inediti del nuovo disco di Biagio Accardi.

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Si intitola “Fai che accada” uscito per Talìa Produzioni e che vede anche l’intervento tra gli altri di Andrea Seki con arpa celtica e di Luis Paniagua alla voce. Polistrumentista ma anche saggio contemplatore, ricamo prezioso questo disco che ci conduce lungo sentieri “buddisti” e analisi critiche della vita che portiamo avanti, liquida, densa di “frettolosità” prive di silenzio e di ragione.

La luce, il vento, l’acqua, le stelle ma anche il sogno… elementi da cui non possiamo prescindere. E se il suono cerca colori elettrici di chitarre e forse anche qualche soluzione digitale (trasparente, incolore, forse inesistente), la voce che spesso si rifugia in soluzioni corali cerca sempre la severità di ostinati cerimoniali, quasi come fossimo dentro liturgie primitive.

Si pensi proprio a “Il sogno” che chiude il disco: siamo tra gli aborigeni di qualche villaggio che non conosce tempo. Il fuoco è alto, i presagi da scongiurare sono moltissimi. “Fai che accada” è un manifesto di bellezza e di umanità in questo tempo digitale.

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