“Il motivo per cui ho deciso di mettermi a scrivere storie ora sta tutto nel voler condividere con gli altri le esperienze, i pensieri e le passioni che mi hanno accompagnato durante questo percorso utilizzando un mezzo meno “freddo” e tecnico, come può essere un saggio o una pubblicazione scientifica, per arrivare alla mente e al cuore delle persone. Per trasmettere l’amore per la natura, per la conoscenza, per i valori umani ed etici che la società che abbiamo creato tende a rinnegare.” Flavio Lucibello

Flavio Lucibello nasce a Roma, sessantacinque anni fa. Ha lavorato per 43 anni in un Ente Pubblico di Ricerca e, nel frattempo, si è laureato in Ingegneria e Scienze della Formazione. Negli ultimi dieci anni della sua carriera ha fondato il Consorzio di Ricerca Hypatia, per lo sviluppo sostenibile, ispirandosi a Ipazia di Alessandria la prima martire della scienza; poi, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, la Fondazione Edoardo Amaldi. Sia Ipazia che Edoardo Amaldi hanno in comune il fatto che, oltre a essere dei grandi scienziati, misero il loro sapere a disposizione della collettività, con l’intento di migliorare la società in cui vivevano. L’autore è fermamente convinto che scienza e conoscenza, se affiancate da solidi principi etici, possano migliorare l’uomo e di conseguenza la società e il vivere civile. Ha iniziato a scrivere storie per poter arrivare al cuore delle persone, abbandonando la “freddezza” di strumenti che lo ha accompagnato nel corso della sua vita, quando i saggi e la produzione scientifica erano parte integrante della sua quotidianità. I temi che gli sono più a cuore sono: la tutela dell’ambiente e la difesa della memoria storica.

Nel 2021 Flavio ha pubblicato “Diario di uno che ci aveva creduto”, una raccolta di racconti dove è inserito “Accadde ‘na notte a Roma”, grazie al quale ha vinto il premio Città sul Ponte di Firenze e il Premio Letterario internazionale Città di Cattolica 2022. Il libro è stato adottato come libro di lettura per l’estate da alcuni licei della provincia di Roma. Ottiene, nel 2023, il Premio Giuria Lettori al concorso letterario “Un libro amico per l’inverno 2023”, con “Il suo nome era Vladimiro. Alla ricerca del lupo cerviero” (2021) edito da La Caravella. Nel 2023 arriva anche una menzione speciale al Premio Caravaggio 2023 e finalista al Concorso letterario internazionale città di Como 2023 grazie alla pubblicazione de “La belva più feroce” (2022) edito sempre dalla casa editrice La Caravella.

Il racconto “Le ultime note” si è classificato secondo inedito al concorso VICTORIA 3.0 2022 ed è tra i finalisti del concorso letterario “Un racconto nel cassetto” e del concorso letterario Scrivendo 2023. Il romanzo “Quei semplici, preziosi attimi di normalità” è stato premiato come inedito al Concorso letterario Città di Castello 2023 ed è finalista al Premio Internazionale Mario Luzi e nel marzo 2024 è stato pubblicato da Capponi Editore. Il libro “Verbello e Belsole, solo storie di paese” è attualmente in promozione nazionale, mentre “Memorie de ‘no stagnaro” è in fase di pubblicazione con distribuzione su Amazon.  Inoltre, l’autore è tra i finalisti del Concorso “Ioscrittore 2024” del Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, con un nuovo romanzo il cui titolo deve rimanere segreto fino all’aggiudicazione finale.

Hai affermato di voler abbandonare la “freddezza” delle pubblicazioni scientifiche e di scrivere romanzi per arrivare al cuore delle persone. Credi che questo nuovo libro sia la chiave di volta per raggiungere il tuo obiettivo?

Credo che questo libro abbia fatto un passo ulteriore in quel senso, ma anche gli altri hanno seguito questa regola. Gli altri puntano su sentimenti ed emozioni più intime e personali, questo fa leva sul sorriso, sulla dissacrazione della realtà. Diciamo che è un altro modo per passare per il cuore e raggiungere il cervello, perché è quello il mio vero obiettivo.

La passione per la natura denota anche un’attenzione particolare verso l’ecologia. Credi che gli esseri umani stiano trascurando la salvaguardia dell’ambiente?

Sì, decisamente. Il nostro modello di sviluppo mira a una crescita infinita quando le risorse del nostro pianeta sono oggettivamente finite. I danni che abbiamo causato all’ambiente sono in parte irreversibili, abbiamo inondato di macro e microplastiche gli oceani; continuiamo a costruire e ha inondare di cemento, dove palesemente si è ormai saturata la superficie utilizzabile; la deforestazione avanza incontrollata; lo sfruttamento delle risorse naturali e di materie prime ha depauperato in maniera definitiva alcune zone del pianeta; la crescita demografica di alcune aree meno sviluppate ha un impatto devastante su quei territori perché vengono utilizzate tecnologie obsolete e tutt’altro che “Green”. Inoltre, il controllo e lo sfruttamento incontrollato delle risorse provocano infinite guerre e disastri umanitari. Negli ultimi 10 anni si sono estinte almeno 160 specie animali ed è una stima a ribasso. Saremo la specie animale comparsa su questo pianeta che si estinguerà più rapidamente se non mettiamo subito rimedio, ma su questo sono pessimista.

Fra i vari personaggi, qual è quello con cui hai empatizzato maggiormente?

In effetti c’è un personaggio con il quale ho solidarizzato e per il quale ho provato persino tenerezza: il biologo Erminio Scalzi Direttore della Riserva Naturale del Monte Merlo. Come direbbe il Manzoni “Un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro”. Uno che ha studiato, a cui piace il suo lavoro ma questo non interessa a chi gestisce il potere politico. Un ex anima pura che un po’ per amore un po’ per vigliaccheria si piega al volere dei potenti. Un essere umano molto reale, che ben rappresenta gli infiniti compromessi che quotidianamente dobbiamo accettare per andare avanti e non essere travolti. Ma la fine non è così scontata e, senza svelare tra trama, riserverà delle sorprese.

“Non ci resta che… ridere” è un messaggio di rassegnazione o di denuncia sociale?

Mi verrebbe da rispondere vigliaccamente: Mi ripeta la domanda, perché non lo so. È certamente una denuncia sociale, su questo non ho dubbi. Ma credo che trapeli il fondo di rassegnazione che in certi momenti provo. Ultimamente ho riscoperto Cervantes e questo mi ha aiutato a superare lo sconforto. La risposta sta nelle frasi di Don Chisciotte: “Io combatto contro tre giganti, caro Sancho; questi sono: La paura, che ha radici forti e che afferra gli esseri e li trattiene affinché non oltrepassino il muro di ciò che è socialmente consentito o accettabile. L’altro è l’ingiustizia, che sta alla base del mondo travestito da giustizia generale, ma che è una giustizia istituita da pochi per difendere interessi meschini ed egoistici. L’altra è l’ignoranza, anch’essa vestita o travestita da conoscenza e che inganna gli esseri facendogli credere di sapere quando in realtà non sanno e credono di avere ragione quando non ce l’hanno. Questa ignoranza, travestita da conoscenza, fa molti danni, impedisce agli esseri di andare oltre la linea del riconoscersi e conoscersi realmente.” L’attualità di questo messaggio mi ha scosso: dobbiamo continuare a lottare.

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